Misteri dell'isola di Pasqua

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stellina_29
TOPIC_ICON1  view post Posted on 28/2/2008, 17:08




Quella mattina il capitano Jakob Roggeveen, olandese, non credeva ai propri occhi. Da una piccola isola non segnata sulle carte, decine di enormi teste di pietra sembravano osservarlo dalle loro orbite vuote. Era il giorno di Pasqua 1 722: almeno non ci sarebbe stato da arrovellarsi per trovare un nome alla terra appena scoperta.

Sperduta nell'Oceano Pacifico a 3700 chilometri dalla costa del Cile, l'Isola di Pasqua nasconde, nei suoi 400 chilometri quadrati di superficie, un gran numero di misteri e forse molti non sarebbero tali se, nel 1862, i trafficanti di schiavi peruviani non avessero deportato gran parte dei suoi già scarsissimi abitanti. Quando infatti si cominciò a studiare l'isola da un punto di vista antropologico e storico, la sua struttura sociale era completamente distrutta, e l'origine della sua scrittura dimenticata insieme a quella dei Moai, i grandi volti di pietra. Tutte le (poche) informazioni che ora possediamo sull'isola giungono da una tradizione ormai confusa e contraddittoria. Secondo gli isolani superstiti, nell'isola abitavano due differenti razze: le Orecchie Lunghe, che provenivano dall'est, e le Orecchie Corte, che venivano dall'Ovest. Le Orecchie Corte erano sottoposte alle Orecchie Lunghe, finché, in una data situabile tra il 1680 e il 1774 (anche dopo la sua scoperta t visitatori dell'Isola di Pasqua furono pochissimi e non esistono notizie certe sulla cronologia degli avvenimenti) le Orecchie Corte si ribellarono, massacrarono le Orecchie Lunghe e abbatterono gran parte dei Moai. E passiamo ai misteri. Chi erano le "Orecchie Lunghe" e le "Orecchie Corte"? Con ogni probabilità provenivano da aree diverse del Pacifico e appartenevano a ceppi etnici differenti; ma perché si erano rifugiati proprio in quella piccola isola, e come mai erano rimasti così in pochi? Chi aveva edificato i Moai, a che scopo e con che mezzi? La scultura dell'Isola di Pasqua può essere divisa in tre periodi di cui il primo, forse, inizia intorno al 300 d.C. Allora l'architettura assomigliava a quella di Tiahuanaco (vedere la voce corrispondente), ed era caratterizzata da statue di media grandezza e osservatori solari. I "testoni" (secondo periodo) cominciarono ad apparire intorno al 1 100; erano e sono tutt'ora appoggiati su piattaforme chiamate ahus, spesso costruite con pietre ottenute abbattendo gli osservatori



Il Moai più grande è alto venti metri e pesa circa 82 tonnellate. Come poteva un popolo assai poco sviluppato tecnologicamente costruire simili colossi? Per quanto riguarda la scrittura (chiamata Rongo Rongo, costituita da simboli e mai decifrata), perché presenta sconcertanti analogie con i segni che compaiono su certi antichi sigilli ritrovati nella Valle dell'Indo in Pakistan?

Inutile dire che questi misteri hanno scatenato la fantasia di molti. Per alcuni l'Isola di Pasqua avrebbe fatto parte del continente Mu (vedere la voce corrispondente). Dopo la distruzione i sopravvissuti (appartenenti, appunto, a vari ceppi etnici) vi sarebbero rimasti isolati. E la scrittura sarebbe proprio la stessa usata nella valle dell'Indo, in quanto Mu costituiva una specie di ponte sul Pacifico come Atlantide lo costituiva sull'Atlantico.

In realtà qualche mistero dell'Isola di Pasqua è stato svelato. Nel 1955 l'esploratore Thor Heyerdahl (quello del Kon Tilci) riuscì a mettere in piedi un Moai in diciotto giorni, con l'aiuto di dodici nativi e, come unici strumenti, tronchi e pietre. È dimostrato, dunque (ma non è detto che sia successo realmente), che anche la modesto tecnologia locale avrebbe potuto realizzare quelle opere imponenti. E recentissima, invece, la scoperta della causa della scarsità della popolazione dell'isola. Studiando pollini fossili alcuni ricercatori hanno rilevato che, secoli addietro, essa offriva tutti i necessari mezzi di sussistenza; successivamente l'eccessivo sfruttamento dei campi, l'uso indiscriminato del legno delle foreste, i numerosi incendi appiccati durante le guerre locali ne hanno distrutto completamente l'equilibrio ecologico, riducendo alla fame i suoi abitanti. Un importante monito che ci viene da una piccola isola sperduta nel Pacifico.
 
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